L’acqua della Ferragni è andata a ruba – Come hanno fatto?
Da giorni non si parla di altro sui social. L’argomento diventa trend topic su Twitter,
Facebook e Instagram scatenano orde di indignati che si battono fino all’ultimo commento nei profili, nelle pagine e sotto i link “incriminati”.
Tutto in pochi minuti.
La causa di tutto questo scalpore è “l’acqua”, ma non quella che abbiamo tutti a disposizione, non quella che beviamo ogni giorno a pranzo, non quella che usiamo per scaldare le nostre tisane allo zenzero e nemmeno quella che vi portano nel solito ristorante. No, stiamo parlando di “altra acqua”.
Solo qualche giorno fa ha iniziato a circolare una foto della bottiglia da 75cl del brand Evian, firmata niente meno che dalla pluri-acclamata Fashion Blogger/ Influencer Chiara Ferragni, con un cartellino in bella vista con su scritto il prezzo: 8 €uro. Ovviamente in Limited Edition.
È stato subito “polverone mediatico”.
Se da una parte si è gridato subito allo scandalo, con milioni di utenti si sono scatenati contro la bionda moglie di Fedez ed il brand francese, dall’altra le bottiglie griffate hanno registrato il Sold-Out, proprio in Italia e nel giro di qualche ora!
Un fatto degno di nota, se consideriamo che il marchio Evian non era di certo tra i più conosciuti nel nostro paese e che ogni confezione da 12 bottiglie sarà costata quasi un centinaio di euro!
Chiariamoci, Evian aveva prezzi elevati anche prima di questa campagna marketing, parliamo di uno dei Top Brand delle “acque di lusso” a livello mondiale scelto dalle star del cinema e da personaggi illustri.
Tornando al punto, nonostante l’indignazione generale, il marchio è riuscito a vendere fino ad esaurimento scorte il suo prodotto, in poco tempo e in un paese straniero.
Andando oltre al sempre valido “purché se ne parli” e analizziamo la faccenda.
Avere un testimonial popolare come la Ferragni ha giocato sicuramente un ruolo importante in questa storia, ma il fattore decisivo, che ha permesso all’azienda di vendere il 100% del suo prodotto, è stato scegliere la strategia del “marketing dell’assenza”.
Una tipologia di marketing che racchiude in sé altre sotto categorie come il “marketing del limited edition”, “del desiderio”, “dell’attesa” e altre sottocategorie aventi un unico scopo in comune: far crescere la reputazione di un brand rendendo inaccessibili i suoi prodotti.
In questo caso l’inaccessibilità sta nel prezzo, riservato ad un target specifico e nel numero limitato di bottiglie a disposizione, il che ne fa accrescere il senso di “necessità”.
Fattori come questi hanno la capacità di stimolare i sogni dei consumatori, e veicolare quest’ultimi ad un acquisto “quasi d’impulso” che non si basa sui bisogni o sul prodotto in se, ma sul marchio e su ciò che rappresenta e sul desiderio di avere qualcosa che non sarà disponibile né a lungo né per tutti.
Questa strategia è stata scelta negli anni dalla maggior parte delle aziende che producono e vendono beni di consumo su larga scala.
Per esempio, pensiamo a cosa fece la Apple una decina di anni fa per il lancio del primo iPhone.
Steve Jobs lo presentò al mondo il 9 Gennaio del 2007, durante la conferenza di apertura del Macworld dove, con indiscusse doti da oratore, stimolò grande curiosità, sul nuovo e rivoluzionario prodotto facendo venire “l’acquolina in bocca” a milioni di utenti in tutto il mondo che dovettero però attendere mesi prima di poterlo anche solo vedere dal vivo.
L’ iPhone, arrivo sugli scaffali degli store USA solo a fine Giugno di quello stesso anno. Inutile dire che andò letteralmente a ruba in poche ore, nonostante non fosse esattamente “economico”.
E in Italia? Nel nostro Paese arrivò quasi un anno e mezzo dopo la sua presentazione, quando già dagli States arrivavano le immagini delle scene di isteria di massa e nel mondo tecnologico non si parlava d’altro da mesi. Fu decisamente un successo commerciale clamoroso anche nel Bel paese come nel resto del mondo.
Ecco come anche Evian, attraverso una tattica marketing precisa, ha potuto vendere a colpo sicuro una bottiglia di Acqua da 75cl ad un prezzo relativamente “esagerato”.